L’archivio parrocchiale è una raccolta sistematica di atti e documenti prodotti e ricevuti dalla parrocchia durante la sua attività pastorale. Esso comprende quella parte di documentazione relativa ad affari conclusi da oltre 70 anni, destinata alla conservazione permanente. Solo l’archivio storico, considerato bene culturale, è accessibile agli studiosi, secondo le normative emanate dalle autorità competenti.
L’archivio parrocchiale rappresenta una delle fonti documentarie più rilevanti per la storia della Chiesa locale, strettamente intrecciata con quella della diocesi, degli altri enti ecclesiastici e culturali, e dell’amministrazione pubblica con le sue vicissitudini politiche, economiche e sociali. Esso costituisce uno dei luoghi della memoria ecclesiale e, pertanto, è un bene di notevole interesse culturale e testimonianza storica.
L’archivio parrocchiale è l’istituzione archivistica incaricata della conservazione, salvaguardia e valorizzazione culturale, oltre che della fruizione da parte degli studiosi che ne facciano richiesta.
L’Archivio storico della Pieve di Santa Margherita del Gruagno
Il complesso documentale non ha subito alterazioni significative nel corso del tempo. Il nucleo originario, costituito dai libri canonici e dalla documentazione amministrativa prodotta dalla cameraria, pur avendo subito la dispersione di alcuni pezzi, consente di ricostruire la struttura dell’ente e la prassi di gestione dal XIV al XIX secolo.
Si troverà, pertanto, in testa all’inventario la serie denominata anagrafe ecclesiastica con i libri canonici quale elemento in cui, più che in ogni altro, si concretizza la cura delle anime, elemento fondante della comunità parrocchiale, con gli atti integranti i libri canonici, i fascicoli con la documentazione istruttoria per la celebrazione dei matrimoni, le minute degli atti e quanto altro relativo all’espletamento delle pratiche confluenti nei libri canonici, con i registri civili prodotti dal parroco in veste di ufficiale di stato civile dell’amministrazione asburgica.
Segue la documentazione relativa all’azione pastorale e all’ufficio liturgico che si compone del carteggio attestante le visite pastorali e carte prodotte nell’ambito dell’opera di educazione religiosa della popolazione.
Tra le serie costitutive e rappresentative dell’evoluzione dell’ente produttore sono state rinvenute, inoltre, la fabbriceria e i documenti storici. Sono stati individuati i documenti prodotti dalle confraternite di San Nicolò (dal 1408), di San Giuseppe (dal 1515), di Santa Maria o della Madonna (dal 1528), di Sant’Elena (dal 1592), del SS. Sacramento (dal 1612), di San Valentino (dal 1642), dei SS. Elena e Valentino (dal 1667), del SS. Nome di Dio (dal 1673), e del SS. Rosario (dal 1684) nonché la presenza di documentazione di archivi di chiese filiali e aggregati.
Il carteggio e i libri storici concludono la sezione prodotta dal parroco nell’esercizio delle sue funzioni primarie.
Pergamene
Non compreso nell’inventario vi è un fondo separato dal restante complesso archivistico costituito da una raccolta di pergamene, in cui sono descritti, su supporto membranaceo, atti notarili a partire dal XIV secolo, editti del doge e disposizioni papali.
Catapan
L’obituario (detto, con voce friulana, catapan) dell’antica pieve di Santa Margherita, riporta le richieste di preghiere per le anime di più di 3300 defunti, maschi e femmine in numero pressoché uguale. Si tratta della più importante fonte storica dei secoli XV e XVI per l’ampio territorio della chiesa battesimale le cui origini, ricordiamolo, risalgono al X secolo.
Erano stati gli stessi beneficiari, prima di morire, o loro parenti, a domandare quelle orazioni, anche con l’offerta di doni in natura o in denaro. Dovevano eseguire tali volontà innanzitutto i preti che celebravano la messa nella pieve e i laici che in questa si riunivano nelle medesime occasioni, quindi le confraternite con sede in Santa Margherita e una ventina fra chiese e fraterne del territorio plebanale.
La consultazione dei documenti riguarda esclusivamente la documentazione dichiarata di interesse storico. La consultazione di documenti di carattere riservato, relativi a situazioni puramente private di persone, è regolata in termini di legge statale. Ai titolari degli archivi viene riservato il giudizio sulla consultabilità dei documenti che possono ledere il riserbo dovuto alle persone e comunque solo ad essi, o ad operatori autorizzati, è concessa la facoltà di accedere alla parte relativa all’anagrafe. Inoltre, la consultazione da parte degli studiosi deve comunque avvenire mediante motivata richiesta da inoltrarsi al titolare dell’archivio.