Nell’antichità per le popolazioni celtiche la gru era portatrice di guarigione ed espressione di salute, aveva inoltre legami con l’altro mondo, soprattutto quello sotterraneo, veniva considerata guardiano delle porte dell’aldilà.
Sono state trovate numerose raffigurazioni su armi, corazze e scudi ed altri oggetti da combattimento ed è possibile che la gru fosse uno degli animali totemici di qualche clan di guerrieri.
Nel medioevo occidentale la gru evocava i simboli di vigilanza, previdenza ed anche prudenza spirituale, la troviamo su stemmi, insegne su case e castelli, fino ad evocare secondo la credenza dei naturalisti la figura del Salvatore.
L’ allora particolare configurazione del territorio del Gruagno ricco di paludi, risorgive, torbiere e boschi divenne l’habitat ideale per le gru di passaggio, alimentando la fantasia popolare con racconti e leggende.
Si narra che il conte di Brazzacco, Ulibrio, si fosse innamorato della bella contessina Margherita, figlia del conte di Gruagno, ma questa, essendosi votata a Dio, aveva rifiutato la richiesta di matrimonio malgrado le numerose ed insistenti pretese. Per dissuadere definitivamente il conte, Margherita alla fine aveva posto una condizione: lei avrebbe accettato di sposarsi solo se il conte fosse riuscito ad attraversare il lago formatosi dietro il colle del Gruagno senza bagnarsi. Una pastora, mentre stava pascolando le pecore, aveva rotto accidentalmente con il suo fuso l’argine del lago facendo defluire le acque lungo il Lavia. Ulibrio attraversò facilmente il lago presentandosi al castello, affermando di avere lui stesso prosciugato il lago e pretendendo la mano della contessina. Margherita rifiutò la richiesta, il conte mosso dalla rabbia e dall’ira distrusse il castello e fece uccidere la contessina gettando poi il suo corpo nel lago che si era nuovamente riempito d’acqua. Margherita però riapparve ritta sul ceppo di un ontano affiorante sull’acqua. Ulibrio sconvolto da tale visione raggiunse con una barca l’albero e portò il corpo di Margherita nel suo castello. Di notte le gru la liberarono riportandola sul ceppo di ontano nel lago.
Gli abitanti narrano che Margherita riapparve altre due volte e colpiti da questi avvenimenti tragici e miracolosi costruirono sulle rovine del castello una chiesa proprio sopra l’antica cappella di “S. Sabide” dedicandola a “Santa Margherita delle gru”.
Alcuni studiosi, seguendo un’interpretazione più romantica, ritenevano che il toponimo “Gruagno” derivasse proprio dalla presenza delle gru in questo territorio e non dal sinonimo “groba” di origine preromana che definiva più correttamente un terreno sassoso, ghiaioso.
La gru è un uccello trampoliere migratore, capace di percorrere lunghissime distanze con i classici stormi a forma di cuneo. Le aree di svernamento si estendono, in modo frammentario, dalla Cina meridionale fino al bacino del Nilo e a tutta la regione mediterranea. Anche in Italia ci sono gru svernanti distribuite in quasi tutte le regioni. Questo uccello nidifica nelle parti settentrionali dell’Europa (Scandinavia, Polonia, Paesi ex.sovietici, Gran Bretagna ed Irlanda), frequenta torbiere alberate, paludi, zone aperte lungo i corsi d’acqua di grandi fiumi e laghi, si ciba principalmente di molluschi ed insetti, distruggendo in gran numero cavallette e grillotalpe. La gru comune (grus grus) raggiunge un’altezza di circa 120 cm, può pesare fino a 7 kg con un’apertura alare di 180/240 cm., il colore prevalente nel piumaggio è il grigio con il collo bianco ed una macchia rossa sulla testa. La coda è a pennacchio. Simbolo di eleganza e longevità la gru rappresenta nella cultura orientale la fortuna, per le sue abitudini monogame rappresenta inoltre la fedeltà. Inoltre è simbolo di vigilanza, visto che essa come altri uccelli deve alla sua attenzione la possibilità di non cadere vittima di predatori di cielo e di terra.