Dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente nel 476 d.C. i confini nord orientali, i “limes”, divennero sempre più deboli facilitando l’accesso alle incursioni di diverse tribù barbariche che depredarono a più riprese l’ex X° Regio romana. Ricordiamo i Visigoti guidati da Alarico, che già prima, nel 401 d.C., passarono su queste terre per giungere fino a Roma, gli Unni capeggiati da Attila che nel 452 d.C. saccheggiarono Aquileia decretando la fine di un Impero. La città di Aquileia, seconda solo a Roma per estensione ed importanza strategica verso l’Oriente, rimase comunque un punto di riferimento sociale ed economico per le popolazioni stanziali; a seguito dell’Editto di Costantino nel 313 d.C. che prevedeva la libertà di culto per i cristiani, grazie alla costruzione della basilica voluta dal vescovo Teodoro, il potere politico religioso esercitato dai vari vescovi riuscì a garantire una certa stabilità sociale, sia nei confronti del nuovo regno “romano barbarico” sia verso l’Impero Romano d’Oriente e la corte bizantina.
Il vuoto di potere creatosi in questo periodo permise alle popolazioni provenienti dall’est Europa una facile conquista: nel 568 d.C. il re longobardo Alboino a capo di un numeroso esercito, dopo aver sconfitto le tribù dei Gepidi in Pannonia, alleati dei Bizantini, occupò le terre dell’attuale Friuli e pose la sua prima sede a Cividale, dando vita al primo Ducato della Penisola. Il Ducato del Friuli assumerà nel corso della storia un ruolo importante nella difesa dei confini orientali dalle incursioni degli Avari. I Longobardi fortificarono i vecchi “limes” dividendo il Friuli in una sorta di scacchiera, vennero costruiti nuovi punti fortificati e venne disposta una fitta maglia di insediamenti militari, le cosiddette “arimannie”. Questi insediamenti non furono che uno degli elementi di un complesso sistema gerarchico, dove funzioni civili, giudiziarie e militari si confondevano nelle stesse persone.
La località denominata “Grobanges” divenne sede di una “arimannia”, i terreni già colonizzati dai romani, vennero destinati principalmente alla coltura della vite. Il colle venne fortificato e gli abitanti iniziarono a costruire sulla sua sommità un muro in sassi difensivo “la cortina” dentro al quale portare viveri e bestiame in caso di incursioni.
I terreni risultano essere di proprietà dei tre nobili fratelli longobardi, Erfo, Anto e Marco, figli della nobildonna Piltrude (poi badessa del monastero femminile di Salt di Povoletto). Tra i 3 fratelli emerge Erfo insieme a Marco come personaggi più eminenti nelle successive donazioni, mentre Anto i cui beni probabilmente erano già stati confiscati, sembra essere stato semplicemente un monaco. Esponenti di una nobile e ricca stirpe del Ducato friulano i tre fratelli furono partecipi delle lotte di potere per la contesa del governo del regno e come molti dignitari di quel periodo anche loro conclusero la loro vita in abiti monacali, lontani dalla loro terra d’origine, forse costretti dal loro probabile patteggiamento per la fazione perdente nella contesa, per riportare sul trono il friulano Ratchis, in opposizione a Desiderio, duca di Brescia, che riuscì a prevalere. Non è certo che il loro padre fosse proprio Pietro duca del Friuli durante il regno del re longobardo Astolfo ( regno dal 749 – 756 d.C.).
I beni vennero destinati al sostentamento del monastero di Sesto al Reghena e al monastero femminile situato a Salt di Povoletto, citati nel documento datato 762 d.C. denominato “donazione sestense”. Desiderio fu l’ultimo re longobardo indipendente prima della sua sconfitta da parte di Carlo Magno nel 774 d.C. Il regno longobardo continuerà la sua storia all’interno della dominazione franca che di lì a poco diventerà un impero.