Nelle società antiche la figura del Patriarca definiva il capo di un vasto gruppo familiare, con piena ed indiscussa autorità sui discendenti diretti ed indiretti. Dal punto di vista storico l’appellativo faceva riferimento agli antichi capostipiti delle tribù ebraiche (Abramo, Isacco, Giacobbe ) mentre, in ambito ecclesiale, lo stesso veniva attribuito ai capi delle chiese orientali non unite a quella cattolica (Chiesa greco ortodossa e Chiesa russo ortodossa). Nel primitivo ordinamento delle comunità cristiane l’attributo veniva dato inizialmente ai maggiori capi delle comunità stesse per diventare poi titolo massimo di dignità e di giurisdizione di quei vescovi per la cui importanza della sede venivano riconosciuti diritti ed autorità superiori a quelli dei comuni vescovi.
Le prime sedi patriarcali furono quelle vescovili di fondazione apostolica come Roma (che estendeva la sua giurisdizione su tutto l’Occidente) Antiochia (che aveva la sua giurisdizione sulla Siria e sull’Asia minore) Alessandria (che aveva autorità su tutto l’Egitto). A queste si aggiunsero il Patriarcato di Costantinopoli nel 381 d.C. e di Gerusalemme nel 481 d.C.. Accanto a quei 5 Patriarcati si aggiunsero in seguito Patriarcati minori detti anche d’onore perché privi o quasi di giurisdizione, come quello di Aquileia.
Fondata dai romani nel 181 a.C. Aquileia divenne uno dei centri più importanti dell’Impero romano, quale centro di una fervida e generosa vita cristiana tanto che fu seconda per importanza dopo Roma. Devastata da Attila nel 452 d.C. fu abbandonata al momento dell’invasione longobarda nel 568 d.C. ma, agli albori dell’anno 1000, riacquistò importanza come snodo commerciale verso l’impero germanico. Dopo la distruzione della città da parte degli Unni, la sede patriarcale venne trasferita a Grado. Le sorti della chiesa aquileiese seguirono l’evoluzione complessa e drammatica dei regni e degli imperi che via via composero la fisionomia storico-politica di queste terre orientali. A seguito delle controversie teologico-politiche (scisma dei 3 capitoli) si determinarono due realtà: una Chiesa marittima lagunare detta poi Patriarcato di Grado che gravitò verso l’Impero bizantino ed una Chiesa del retroterra, il Patriarcato di Aquileia, che invece fece parte dei territori dell’Impero germanico. Il Patriarca divenne pertanto un vassallo dell’Imperatore.
I primi Patriarchi filo imperiali provenivano da nobili famiglie germaniche e grazie ai lasciti e alle donazione dei vari Imperatori posero le basi per la costituzione della futura “Patria del Friuli”. Il diploma di Ottone II del 983 d.C. riguardò appunto la donazione al Patriarca Rodoaldo del castello di Gruagno assieme a quelli di Braitan (Brazzacco) di Fagagna, di Buia e di Udine. L’atto rappresentò quella strategia politica di attuare un programma di ricostruzione della vita sociale ed economica di una regione troppo spesso devastata dalle incursioni e dalle devastazioni, al fine di rafforzare i confini dell’Impero, garantendo nel contempo una sicura via d’accesso verso il sud dell’Italia.
Non a caso l’aiuto del Patriarca Sigeardo di Beilstein nei confronti dell’Imperatore Enrico IV nello scontro, detto “lotta delle investiture”, con il Papa Gregorio VII, fu determinante e questi lo ripagò concedendogli il Ducato del Friuli.
Il 3 aprile del 1077 iniziò il Patriarcato come Stato laico, come “Patria del Friuli”, che diventerà successivamente uno degli stati più estesi ed importanti del Medio Evo. Tecnicamente nel XIII sec. lo stato Patriarcale si estendeva dal fiume Livenza alla Carniola, ma spiritualmente dall’incrocio del fiume Mincio con il Po, oltre le Alpi al di là della Sava scendendo fino in Istria.
La gestione del patrimonio delle proprietà del Patriarca veniva delegata a dei funzionari detti Gastaldi i quali avevano poteri politici, amministrativi, giudiziari e militari. I gastaldi più potenti ricevevano anche il titolo di Conte. Essi costituivano una classe intermedia fra i nobili e i popolani. Essendo vincolati al Patriarca da solidi legami di dipendenza, essi diedero alle terre patriarcali un governo più omogeneo ed ordinato di quello esercitato dai liberi feudatari, spesso impegnati in contese, vendette e guerre private con i vicini. Il territorio del Gruagno era sottoposto alla giurisdizione del Gastaldo che risiedeva in Fagagna e veniva coadiuvato dall’assemblea dei rappresentanti della comunità locale. L’azione politico sociale esercitata dai vari Patriarchi nel corso dei decenni influenzò la vita del Friuli che gravitò nell’area germanica determinando un allontanamento dal resto dell’Italia e dal movimento culturale. L’antitesi politica tra il Friuli e Venezia determinò il declino del Patriarcato. Il Patriarca Raimondo della Torre nel 1290 concesse al Capitolo di Aquileia (cioè al collegio dei canonici) le rendite della Pieve di Santa Margherita in cambio dei proventi delle proprietà di Marano, che occupava una posizione strategica nei confronti della Serenissima. I successivi Patriarchi più vicini all’influenza di Roma, e per questo filo guelfi, apportarono un contributo culturale innovativo al Friuli ma ne indebolirono la posizione politica. Venezia si assicurò anche l’appoggio di alcune famiglie nobili friulane e nel 1420 sconfisse l’esercito del patriarca Ludovico di Teck. Il Patriarca perse il potere politico, ma mantenne il potere religioso controllato comunque dalla Serenissima con nomine tra i rappresentanti delle famiglie nobili veneziane fino all’arrivo di Napoleone nel 1797.