La cripta, presente nella chiesa di Santa Margherita, è dedicata Santa Sabida, una santa che non è presente nell’agiografia, una santa misteriosa.
La dedicazione di questa cripta deriva dall’usanza, certamente anteriore al sec. VIII, specie delle popolazioni rurali, di effettuare il giorno di riposo anche il sabato e di venerare, oltre alla domenica, giorno dedicato al Signore, anche il sabato secondo un un’originaria devozione a Maria.
Questa cripta era in origine un sacello, staccato dalla chiesa, preesistente ad essa. Sicuramente il suo nome attuale sottende un’originaria devozione a Maria (altare preesistente), la cui devozione viene celebrata durante il giorno del sabato, in memoria del sabato santo (tradizione attestata a Gerusalemme già dal 210 d.C,. associando Maria all’aurora). Questo culto millenario è risalente addirittura al dio Beleno-Sole al quale si sarebbe associato il culto della dea Beletis-Luna.
Il culto di Santa Sabida è collegato al credo Aquileiese e alle origini della cristianizzazione del FVG, luogo la cui tradizione vuole fondatore San Marco che a suo tempo era venuto in contatto con una comunità cripto-cristiana, ovvero di asceti cristiani (i terapeuti). La posizione cosmopolita di Aquileia data dagli scambi commerciali portuali ha favorito il flusso e l’instaurarsi di relazioni importanti sia culturali che artistico-religiose provenienti dall’oriente. L’apertura del credo aquileiese data anche dal mosaico presente nella Basilica va a sottendere il concetto evangelizzatore della salvezza universale per tutti. Tale apertura ha favorito l’evangelizzazione fondendosi con le credenze preesistenti pagane ed ebraiche.
Gli evangelizzatori per far comprendere meglio i concetti cristiani, sicuramente, hanno fatto uso di eventi di parallelismo fra Cristo-luce e dio locale e in tempi successivi il concetto di dies solis della settimana pagana con il dies dominicus cristiano.
La parola Sabida ci riporta al Sabato che i cristiani e gli ebrei delle pianure friulane (i rustici) osservavano a differenza dei cristiani della città. Il vescovo Cromazio ritiene probabile che l’introduzione all’uso aquileiese di festeggiare il sabato possa farsi risalire a proprietari terrieri di origine ebraica, inclini a conservare usanze ancestrali.
Spesso ancone o cripte ad essa dedicate si trovano in Friuli vicino a zone di olle o corsi d’acqua sorgive (lavie). Se analizziamo bene il territorio friulano spesso nelle loro vicinanze ci sono pievi dedicate a Santa Sabida, Santa Margherita, San Michele, San Giacomo unito a San Filippo.
Sono stati rinvenuti non meno di 20 tituli rituali (dedicazioni ) su Santa Sabida.
L’usanza di santificare non solo la domenica, giorno del Signore, ma anche la “Sàbide”, il sabato, era osteggiata dalle autorità religiose dell’epoca, adducendo a evidenti richiami allo Shabbat ebraico.
Il cardinale Domenico Grimani, Patriarca di Aquileia nel 1499, emanò un decreto contro la diffusa usanza di celebrare il sabato come giornata festiva. Si doveva lavorare “fino al tramonto del sole del sabato, perché i credenti in Cristo non paiano indulgere all’uso giudeo”.
Il culto del sabato perdurò fino a tempi più recenti. Nel sec. XVII venivano nominati dei pubblici ufficiali, i Sabbatari, che avevano l’incarico di far suonare le campane proprio il sabato sera, per intimare la cessazione del lavoro e dare il via al riposo domenicale. Perlustravano poi le campagne per multare gli eventuali trasgressori.
Era frequente l’imposizione da parte dei prelati di far mutare il nome scelto delle bimbe in occasione del loro battesimo da Sabata a Sabina o Maria.
Importante osservare come il termine Sabato risulti in friulano al femminile, Sabide, così come in ebraico Shabuoth e Shebuoth. Allo stesso modo, nella lingua slava, sabato – Sveta Sobòta – risulta ancora essere femminile. Quest’ultimo richiamo linguistico ci ricorda che anche le zone sabidine slave erano poste sotto l’influsso eclesiastico del Patriarcato aquileiese (Slovenia e Istria).
L’ingresso della cripta di Santa Sabida è stato interdetto fin dal 1626 e riaperto soltanto successivamente ai lavori di ristrutturazione, nel 1956.
Originariamente l’abside della cripta era di forma semicircolare oggi esagonale, con archi acuti e soffitto a vele.
Nelle lunette all’interno della cripta si possono osservare decorazioni geometriche di epoca altomedioevale. Compaiono inoltre, nelle pareti, tracce di affresco che purtroppo nel tempo, a causa di infiltrazioni si sono deteriorate.
Sebbene le testimonianze siano a tutt’oggi modeste, non essendo visibili affreschi o mosaici di rilievo, dobbiamo apprezzare il valore ultramillenario di questo sacello che dà certamente origine alla vita storico culturale del borgo che stiamo visitando.
Va ammesso che mancano ad oggi nel territorio di S.Margherita del Gruagno, evidenze archeologiche e studi geognostici che servirebbero a far luce sulla esatta cronologia di uso e ampliamento del sito oltre a testimoniare una presenza pagana e/o slava databile intorno all’anno mille.