Ci troviamo nella zona collinare del Comune di Moruzzo, ai piedi dello splendido anfiteatro delle colline moreniche, risultato della ritirata dei ghiacciai che nel Quaternario trasportarono a valle ammassi di rocce, sassi, argilla, sabbia formando i rilievi collinari, i fiumi e i torrenti del Friuli.
Il toponimo “Gruagno”, di probabile origine preromana, deriverebbe da Groba, longobardo Grobanges (e friulano Gruagnis) e indica un terreno ghiaioso, sabbioso, pieno di sassi.
(dal tedesco Die Grube = la fossa con sassi).
L’appellativo Santa Margherita indica la denominazione della chiesa, ora Pieve, che il Capitolo di Aquileia assegnò nel 1096 alla chiesa già esistente prima dell’anno 1000, assieme alla ancor precedente cripta di Santa Sabida.
Testimoni silenziosi, i “sassi” sono stati l’elemento portante nella costruzione del borgo che ancor oggi mantiene la sua originalità creando un’atmosfera suggestiva, avulsa dalla frenetica vita moderna.
L’acciottolato delle vie che attraversano il borgo, le pietre dell’antica casa di guardia, la cortina nonché la facciata a pietra vista della chiesa ci riportano indietro nel tempo quando la vita del borgo era scandita dalle semplici attività rurali che terminavano al tramonto con il rintocco delle campane della allora piccola pieve. A difesa del borgo non solo le mura di cinta ed il “castrum” presieduto dalle “spade” delle guardie degli arimanni contro le numerose scorribande e le invasioni provenienti da est, ma anche la volontà dell’Imperatore Germanico Ottone II di ricostruire un tessuto sociale ed economico grazie alla donazione di questa ed altre sue proprietà al Patriarca d’Aquileia. Controllato da un’unica gastaldia che aveva sede a Fagagna, Santa Margherita rimase sempre un feudo patriarcale dedito ad un’attività prevalentemente agricola che si mantenne nel tempo garantendone una stabilità sociale.